01 Lug
Lo stato dell’arte delle micorizze

Nel panorama europeo e mondiale esistono diversi standard per la produzione delle micorrize, ma non tutti possono essere ritenuti validi per l’inoculo degli alberi.

Per quel che concerne la Germania, il FLL (istituto tedesco preposto alla stesura dei discipli­nari per i vivai, l’arboricoltura e tutte le discipline florovivaiste) ha fissato dei criteri di qualità ri­guardanti gli inoculi di endo- e ectomicorizza.

Tali parametri sono a grandi linee i seguenti:

  • l’inoculo deve contenere un appropriato partner fungino per la specie di albero da trattare (questo significa innanzitutto nessun inoculo di endomicorrize per alberi che necessitano ectomicorrize e viceversa). Ciò significa che per esempio le conifere non devono, essere inoculate con funghi partner adatti ad altri tipi di piante es. decidue. La soluzione migliore è

per  esempio utilizzare micorrize da quercia per le querce (in natura le cose sono più semplici di quel che sembra);

  • le micorrize devono essere coltivate su un substrato non sterile poiché lo sviluppo di coltu­re sterili in ambiente naturale risulta troppo problematico;
  • gli inoculi devono essere esenti da patogeni che possono produrre zoospore (come Phy-thium e Phytophtora per esempio);
  • la durata di deposito di ogni inoculo (vaccino) deve essere al minimo di trenta giorni.

In aggiunta vi sono regole molto severe riguardanti la densità di unità vitali presenti nell’inoculo (che devono essere controllati con test appositi).

Tali tipologie di inoculo a valore aggiunto sono stati usati negli ultimi vent’anni dal laborato­rio con cui collaboriamo in Germania per rafforzare le colture estensive nei vivai o sui nuovi im­pianti e per aiutare a rivitalizzare alberi stressati.

Nelle operazioni di grandi trapianti si ha esperienza dal 1994. Ciò non è stato fatto solo sui terreni e negli habitat tedeschi ma anche in Polonia, Olanda, Francia, Portogallo, Egitto, Siria, Tur­chia e Namibia. E ultimamente tramite la ns. partnership è iniziato anche in Italia.

Per l’utilizzo negli habitat italiani attualmente vi sono inoculi interessanti ma, crediamo che, sotto il Vs. controllo non sia un problema in pochi mesi arrivare ad avere micorrize specifiche crea­te partendo dall’esistente delle città in cui lavorate.

L’ideale sarebbe raccogliere campioni radicali e dei valori del pH del terreno in cui sono pre­senti delle specie con cui si intenderà andare a lavorare per poter avere in circa 4 mesi incrociando i dati ottenuti con gli oltre 1.500 ceppi isolati in questi 20 anni delle micorrize totalmente rispettose della biodiversità che naturalmente ogni habitat possiede.

Come avrete inteso il tipo di prodotto che andremo ad inoculare sarà quindi sempre un prodot­to mirato, pensato e concepito partendo dallo stato dell’albero e calibrato in relazione alla specie e alle situazioni in cui saremo chiamati ad operare.

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